Il cavolo cinese è conosciuto anche come Pak Choi e ha origini antichissime: si presenta con una forma allungata e foglie sode e turgide, con una costa centrale rigida che viene scartata nel momento della pulizia: ha un sapore agrodolce e non emette un odore acre quando lo si cucina.
Il cavolo cinese è un ortaggio che si adatta facilmente sia a un clima primaverile-estivo sia alle temperature più fredde invernali: ama i terreni con pH neutro, freschi, umidi, alcalini e ben drenati.
Per preparare al meglio il terreno si consiglia di non rivoltare completamente le aiole ma di usare il forcone rispetto alla vanga e sarchiare con cura: si procede con la zappa per rendere soffici le zolle rimaste e si leviga il suolo con il rastrello.
Il suolo va concimato con letame maturo e sali minerali, come azoto e potassio. Il cavolo verza si trapianta circa 50-60 giorni dopo la semina.
Per coltivare al meglio il Pak Choi è consigliato partire dal semenzaio e poi procedere con il trapianto delle piantine, in modo da ottenere dei frutti più rigogliosi e sviluppati.
I semi si piantano a partire da febbraio, in piccoli contenitori di polistirolo: 2 sementi per buchetta, in serra o in tunnel coperto.
L'ortaggio non necessita di molto spazio, come le altre varietà di cavolo europeo: è sufficiente lasciare una distanza di circa 40 cm tra le piantine sulla fila e 50 cm tra le file parallele dell'aiola.
Il cavolo cinese necessita di irrigazioni frequenti e costanti, quindi si consiglia di installare alcuni tubi di irrigazione a goccia che idratano le piantine senza appesantirle e creare ristagni pericolosi.
È fondamentale estirpare le malerbe e le piante infestanti, attraverso interventi frequenti di sarchiatura o mediante la pacciamatura con paglia che ha l'ulteriore vantaggio di limitare la traspirazione delle piante e di conseguenza le irrigazioni.
La raccolta si effettua in estate, semplicemente recidendo con una lama pulita e disinfettata la base della pianta.
Tra i trattamenti più utili per il cavolo cinese, bisogna citare la concimazione che deve essere regolare durante tutto la coltivazione, dalla semina al raccolto.
È bene fertilizzare il terriccio con compost organici di letame maturo o stallatico pellettato, uniti a sali minerali, macinato di ortica, femminelle di pomodoro e humus di lombrico.
Il Pak Choi teme le malattie comuni ad altre varietà di cavolo, come la peronospora e la alternariosi; gli insetti più pericolosi sono la cavolaia, l'altica e gli afidi. Per quanto riguarda le patologie virali e fungine, sono favorite dal clima umido e dalle piogge frequenti, quindi è fondamentale non sottoporre il cavolo cinese allo stress idrico ma equilibrare le annaffiature con le precipitazioni naturali.
Per tenere a bada insetti e microrganismi infestanti si consiglia di inserire nel terriccio delle piccole quantità di macinato di ortica.
Il cavolo cinese ha un gusto agrodolce tipico delle preparazioni orientali: per esaltare al massimo il suo corredo organolettico e aromatico non bisogna lessarlo, ma cucinarlo al vapore o saltarlo nel wok con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio. È particolarmente adatto come contorno di carni bollite, farce di involtini e torte salate, salse di pesce, molluschi e crostacei. In Nord Europa si mangia spesso stufato, con la pancetta, come la ricetta della tradizionale verza casalinga. Si consuma anche da crudo, tagliato a listarelle sottili e con un po' di limone fresco.
Dopo il raccolto il cavolo verza si conserva in frigorifero per una decina di giorni, a una temperatura di 3-4°C.