Come coltivare i piccoli frutti

Perché coltivare i piccoli frutti?

I piccoli frutti sono interessanti per tutti, sia che si voglia mettere a dimora una coltivazione su larga scala, sia che si voglia una piccola produzione per soddisfare le esigenze famigliari. Le specie e varietà a disposizione sono tantissime e, valutando con attenzione, ne troveremo di adatte ad ogni terreno ed esposizione. Inoltre alcune hanno maturazione scalare e forniscono prodotto fresco per buona parte della bella stagione. Non dimentichiamo poi che in generale si tratta di merce molto deperibile: averne a disposizione ogni giorno nel proprio appezzamento consente innanzitutto di raccogliere i frutti al giusto grado di maturazione e poi anche di evitare che il trasporto ne comprometta sapore e consistenza.

I vantaggi nutrizionali sono indubbi: molti sono ricchissimi di vitamine e si adattano al consumo fresco, alla pasticceria, ma anche alla conservazione e alla trasformazione.

Quali sono i piccoli frutti?

Una volta venivano designati come ‘frutti di bosco’, ma la definizione è cambiata per includere piante che in realtà crescono in ambienti diversi, con altre esigenze. Tra i più conosciuti possiamo citare i lamponi, le more, i mirtilli, il mirtillo siberiano, i mirtilli rossi, ribes, l’uva spina, la fragola e la fragolina di bosco. Non dimentichiamo però recenti introduzioni con un importante valore di mercato per il loro contenuto di vitamine: le bacche di Goji e i frutti dell’aronia.

In generale bisogna sottolineare che sono piante diffuse in natura in ambienti boschivi: prediligono quindi terreni freschi, ma ben drenati e con un pH da acido a neutro. Alcune sono più adattabili (come le fragole o alcune varietà selezionate) e quindi cresceranno senza grandi difficoltà anche nel caso il nostro substrato sia calcareo e con un drenaggio non ottimale. Altre vanno prese in considerazione solo se possiamo offrire un ambiente adatto (eventualmente anche in grossi vasi): il rischio è dover somministrare correttivi continuamente.

Preparazione del terreno

Gli impianti si effettuano preferibilmente a metà autunno, almeno un mese prima dell’arrivo delle gelate. La lavorazione dell’appezzamento deve però essere messa in opera con largo anticipo effettuando analisi del terreno (specialmente se intendiamo inserire more, lamponi, mirtilli e mirtillo gigante americano). Nel caso risultasse un pH troppo alto inglobiamo terra acida o una buona quantità di zolfo in polvere (o, meglio ancora in pellet) magari aggiungendo anche del solfato di ferro o dei chelati. In ogni caso bisogna anche incrementare la quantità di materia organica presente: inglobiamo quindi ammendanti organici quali stallatico maturo, cornunghia o compost. In alternativa, se il terreno è stato utilizzato precedentemente, possiamo ricostituire la struttura e l’attività microbiologica inserendo per una o più stagioni una coltura da sovescio (come per esempio quella del trifoglio) inglobando in seguito con delle arature e fresature.

Impianto e durata delle colture

L’impianto di solito avviene in autunno, specialmente per quanto riguarda gli arbusti: nella stagione fredda le piante inizieranno a radicare e si avrà una buona crescita già dalla primavera. Naturalmente le erbacee, come le fragole, possono anche essere messe a dimora a fine inverno. Gli arbusti del genere Rubus hanno sempre bisogno di sostegni, cui andranno legati: impostiamo quindi già degli impalcati solidi cui legheremo i rami. Ribe, uvaspina e aronia sono invece autoportanti, mentre per le fragole e fragoline è bene predisporre un appezzamento con pacciamatura duratura, indispensabile per mantenere il prodotto sano. Utili per loro sono anche le cunette: permettono un buon drenaggio e una migliore esposizione al sole.

I più veloci ad entrare in produzione sono i lamponi rifiorenti: offrono un buon raccolto già dal primo anno. Lampone e mora uniferi invece hanno bisogno di almeno due anni. Mirtillo, ribes e uva spina hanno bisogno di almeno 4 anni per dare una buona produzione.

Distanza di impianto e cure colturali

In generale la distanza tra le file va da 2 a 3 metri: questo consente  un buon inerbimento, insolazione adeguata e passaggio dei mezzi. Sulla fila invece si va da un minimo di 30 cm  per il lampone, agli 80 per il mirtillo passando per i 60 cm richiesti per ribes e uva spina.

In generale la distanza tra le file va da 2 a 3 metri: questo consente  un buon inerbimento, insolazione adeguata e passaggio dei mezzi. Sulla fila invece si va da un minimo di 30 cm  per il lampone, agli 80 per il mirtillo passando per i 60 cm richiesti per ribes e uva spina.

Per la concimazione si consiglia innanzitutto di puntare sul letame maturo da distribuire in autunno, anche se spesso non è sufficiente il suo apporto di macro e microelementi. È bene quindi integrare con concimi NPK di sintesi, possibilmente con azoto ammoniacale e una buona dotazione di fosforo . Altro aspetto da non sottovalutare è l’irrigazione: tutte queste specie gradiscono terreni freschi e hanno un apparato radicale superficiale. Le distribuzioni devono quindi essere abbondanti, specialmente in estate, in concomitanza con la maturazione dei frutti. L’ideale è allestire da subito un impianto a goccia che consenta anche di misurare la quantità di liquido distribuita.