Il nome del pomodoro kilotto o patataro trae origini dalla forma delle sue foglie che somigliano a quelle del famoso tubero e dal peso di ogni frutto, che in piena maturazione può anche superare il chilogrammo. Presenta un colore rosso acceso e molto intenso, con una polpa ricca e soda, ideale per molte preparazioni.
Il terreno migliore per la coltivazione del pomodoro kilotto è quello molto fertile, lavorato bene e sciolto. Necessita di distanze di trapianto di 50 centimetri tra le file e 40 centimetri sulla fila, mentre i concimi necessari sono di tipo organico, dal momento che si tratta di una pianta con notevoli esigenze di nutrizione.
Nel periodo invernale, prima della lavorazione di fondo e del trapianto, si consiglia di distribuire abbondante fertilizzante a base di microelementi nutrienti come potassio, fosforo, calcio, boro, zolfo e magnesio che consentiranno alla pianta di svilupparsi bene.
Dal momento che si tratta di una pianta molto produttiva, viene piantumata anche in terreni siccitosi, purché ben irrigata. Chi non ha dimestichezza con il semenzaio, può acquistare una piantina già pronta nel vivaio o seminare i semini del pomodoro kilotto direttamente nell’orto.
La pianta non necessita di sostegni ma si consiglia di intervenire almeno due o tre volte con prodotti a base di nitrati seguiti da un’adeguata irrigazione, in tal modo è possibile ottenere frutti succosi e molto grossi.
Dal momento che si tratta di una varietà di pomodoro indeterminato, il kilotto o patataro necessita di potatura, cimatura e sfemminellatura.
La cimatura si rivela particolarmente importante per asportare il germoglio principale che si trova più in alto, contenendo la crescita in altezza della pianta e favorendo la fruttificazione. In tal modo si evita l’utilizzo di sostegni perché la pianta cresce più forte con frutti più grossi. Generalmente questa operazione viene effettuata l’ultima quindicina di luglio e all’inizio di agosto.
La sfemminellatura, invece, deve essere eseguita quando si formano i getti laterali rimuovendo quei germogli che si sono formati tra il fusto principale e l’ascella delle foglie. Si consiglia di effettuare la sfemminellatura con piccole forbici o con le unghie, per evitare tagli troppo netti. Se si seguono tutte le indicazioni, è possibile ottenere un raccolto cospicuo dopo 90 – 100 giorni circa dal trapianto.
Questa tipologia di pomodori è soggetta alla proliferazione del fungo Phytophora infestans che causa la Peronospora, una malattia che fa avvizzire il frutto e rovina la polpa, rendendola stopposa. La Peronospora compare sul pomodoro in seguito a piogge molto copiose o in estate. È molto frequente anche il fungo dell’Alternaria che può manifestarsi in ogni fase di crescita della pianta, rovinando l’intero raccolto. La Septoriosi, infine, compare sulle foglie con macchie tonde molto visibili, che causano disseccamento e un imbrunimento del frutto.
Il pomodoro kilotto o patataro è un ortaggio molto antico, il frutto è tenero e succoso e contiene pochi semi. Grazie alla bassa acidità che presenta, ha un sapore intenso e particolarmente adatto alla preparazione di salse e sughi, ideale soprattutto per essere passato e cucinato con carni e legumi.
Perfetto per le conserve, può essere servito anche come contorno, cucinato alla piastra e condito con aceto e menta o in padella con rosmarino, sale e un pizzico di pepe. Adorato da vegani e vegetariani, ha un alto effetto saziante e un sapore che si abbina a molte preparazioni.