Se si ha un orto vale la pena di dedicarne un’ampia porzione ai pomodori.
Si ha il pieno controllo dei trattamenti e si possono scegliere le varietà che gradiamo di più, optando magari per alcune antiche del territorio o provandone di rare o in colori inusuali. È ovvio poi che il sapore dei frutti raccolti a piena maturazione non trova eguali tra i prodotti in commercio.
Se si è alle prime armi ci si chiede però come coltivare i pomodori. È una coltura abbastanza semplice e, anche solo con poche nozioni di base, potremo avere un buon raccolto.
Consigliamo, almeno il primo anno, di acquistare le piantine presso i vivai: sono disponibili molte varietà diverse resistenti e produttive.
Quando piantare i pomodori? Molto dipende dalla nostra posizione geografica e dall’attrezzatura di cui disponiamo. Chi vive nel Centro-sud o ha una serra può trapiantare già a marzo. Al Nord, all’aperto, è meglio aspettare almeno la metà di aprile. Le temperature non dovrebbero mai scendere sotto i 10° C, pena il danneggiamento grave delle piantine: è indispensabile, quindi, tenere sotto controllo il meteo prima di procedere.
Chi volesse prodursi le piante deve sapere quando seminare i pomodori. Si può iniziare a fine inverno, febbraio-marzo. Per una buona germinazione è necessario mantenere alte temperature e una ottima illuminazione. Perfette a questo scopo sono piccole serre esposte a Sud, da aerare di giorno. In alternativa, specialmente nelle regioni settentrionali, possiamo usare dei tappetini riscaldanti mettendo i vasetti nei pressi di una finestra, all’interno di box di plastica trasparenti. L’importante è garantire umidità costante e temperature al di sopra dei 20°C. Determinante è che ricevano tanta luce: altrimenti otterremo piantine filate inutilizzabili. Usiamo un terriccio finissimo (l’ideale è la torba d’Irlanda) coprendo con vermiculite fine.
Ma se seminiamo da soli come facciamo a sapere quando si trapiantano le piantine di pomodoro?
Non è difficile: si consiglia di procedere quando la pianta ha prodotto la seconda o terza coppia di foglioline. Molto dipende poi da quale vaso abbiamo scelto: se è grande possiamo aspettare; se è piccolo (o abbiamo usato i contenitori alveolari), procediamo appena superano i 10 cm al massimo quando le radici cominciano a fuoriuscire dal foro di scolo. Evitiamo di lasciar invecchiare le piante nel vaso: più aspettano, più perdono vigore e diventano preda di malattie e parassiti.
Coltivazione del pomodoro: preparazione del terreno, trapianto e cura
Una volta che hanno raggiunto le giuste dimensioni, come piantare i pomodori a dimora? Richiedono terreno lavorato in profondità cui sia stato aggiunto abbondante ammendante organico. Si consiglia di vangare e inglobare già in autunno, magari optando per stallatico anche fresco. Il freddo invernale romperà le zolle e favorirà la degradazione delle componenti azotate. Ne aggiungeremo poi altro, stagionato e magari pellettato, al momento del trapianto insieme ad un prodotto di sintesi con un alto tenore di potassio. Alternative biologiche sono la farina di ossa e la cenere (da usare però con moderazione per l’alto contenuto di calcio).
È in primavera quindi che comincia la lavorazione definitiva per ottenere i solchi e pianificando la struttura dell’impianto. Ci si chiede a questo punto a che distanza si piantano le piantine. Molto dipende dalle varietà. Quelle più vigorose (come il cuore di bue) e quelle a crescita determinata (che non necessitano di tutori, ma si sviluppano a terra), vanno distanziate di 60 cm sulla fila e di 100 tra le file. Pomodori più piccoli (come datterini o ciliegini) sviluppati come rampicanti si accontentano di 40 cm sulla fila e 70 tra le file, ma vanno mantenuti molto puliti con monitoraggio e legature costanti.
Per ottenere buoni risultati bisogna sapere quindi come legare i pomodori. Le tecniche sono molte. Nei piccoli orti di solito si creano delle strutture con canne naturali o artificiali, badando che siano solide: le migliori si ottengono unendo due canne a formare un triangolo, sormontate e bloccate da una canna in orizzontale che unisce gli apici. Si possono però comprare anche apposite reti da tendere tra pali piantati ben in profondità oppure moderni tutori in metallo a forma di spirale. Mano a mano che la pianta cresce si lega con rafia, tubetto in plastica o fascette. Facciamolo regolarmente per evitare che il fusto principale si rompa per il vento o cresca storto.
Con l’avanzare della stagione la cura del pomodoro deve essere costante. Eliminiamo sempre i getti ascellari per mantenere le piante ordinate ed evitare spreco di energie. Una volta raggiunta la sommità della struttura procediamo con la cimatura: stimoleremo così la maturazione dei frutti. Togliamo poi le foglie più basse (spesso malate), irrighiamo con regolarità e distribuiamo mensilmente concime. Può essere utile rimuovere le foglie sopra ai pomodori perché maturino più velocemente. Non bisogna però esagerare: compromettendo la traspirazione potremmo causare la comparsa di spaccature nei frutti.
Per coltivare pomodori bio ricorriamo il meno possibile a fitofarmaci, scegliendo comunque tra quelli non di sintesi o tradizionali: piretrine, bacillus thuringiensis, rameici e zolfo. Importante è anche eseguire regolari rotazioni nelle colture e effettuare consociazioni. I pomodori traggono grande vantaggio dalla vicinanza dei tagete che contrastano il proliferare di nematodi.
Per ottenere migliori risultati senza ricorrere a fitofarmaci possiamo anche acquistare pomodori innestati. Sono più cari, ma offrono grandi vantaggi: si adattano meglio a vari tipi di terreno, anche povero e sfruttato, resistendo a crittogame, nematodi, virosi e parassitosi. Per di più in meno spazio garantiscono raccolti più abbondanti, frutti più grandi, sani e saporiti: sono perfetti quindi per chi ha poco spazio e non può effettuare regolarmente le tradizionali rotazioni.